Quante volte ti sei bloccato davanti a un problema perché sembrava troppo grande da affrontare?
Una decisione rimandata, un cambiamento desiderato ma temuto, una realtà che sembra inaccessibile…
In questi momenti, tendiamo a guardare l’intera scala: tutto il peso di ciò che dovremmo fare, essere o risolvere. Ma questo sguardo ci paralizza.
La soluzione, invece, potrebbe stare nel ridurre il campo visivo e percettivo.
– Guardare solo il primo gradino.
– Fare un passo, poi un altro.
– E scoprire che la scala si sale così: non tutta insieme, ma una piccola azione alla volta.
La trappola del “tutto insieme”
Nella psicoterapia strategica, i problemi si mantengono non tanto per la loro natura, ma per come li affrontiamo. Spesso reagiamo con un’analisi eccessiva, con pensieri del tipo:
- “Non ce la farò mai.”
- “È troppo complesso.”
- “Devo avere tutto sotto controllo prima di iniziare.”
Queste sono tentate soluzioni disfunzionali: strategie logiche, ma inefficaci, che aggravano la paralisi.
In termini tecnici, si attiva un sistema percettivo-reattivo rigido, in cui ogni tentativo di risolvere il problema lo conferma e lo rinforza (Watzlawick et al., 1974).

Il potere del primo passo
La strategia cambia quando si modifica la scala di intervento.
– Invece di pensare in grande, si agisce in piccolo.
– Invece di cercare la soluzione definitiva, si compie un’azione funzionale immediata.
Nardone (2000) parla di micro-cambiamenti strategici, capaci di alterare il sistema, generando effetti a cascata.
È il principio del cambiamento minimale, che si ritrova anche nella Terapia Centrata sulla Soluzione di De Shazer:
Non serve sapere perché il problema esiste. Serve sapere cosa funziona.
Anche Milton Erickson, con il suo lavoro ipnotico e indiretto, utilizzava azioni minime, simboliche, a volte paradossali, per innescare nuovi modi di sentire e agire.
Non serviva che il paziente capisse: serviva che facesse qualcosa di nuovo.
Un gradino alla volta: cosa cambia?
Quando scegli di concentrarti su un gradino per volta, succedono tre cose fondamentali:
- La percezione del problema cambia: non è più infinito, ma affrontabile.
- La narrazione interna cambia: non sei più “incapace”, ma una persona che agisce.
- Si interrompe il ciclo della tentata soluzione: invece di evitare, agisci.
In termini neuropsicologici, come osserva Rossi (2002), anche il corpo reagisce diversamente a una sequenza gestibile e ritmata, anziché a un’attivazione massiva che sovraccarica il sistema.
Conclusione
“Smetti di guardare l’intera scala e concentrati solo sul primo gradino.
Un gradino alla volta e finirai per ritrovarti in cima.”
Non è solo una frase motivazionale. È una strategia clinica, neurobiologica e comunicativa, che ha aiutato migliaia di persone a uscire da problemi apparentemente insormontabili.
Inizia dove sei.
Agisci con quello che hai.
Fai un passo.
E poi un altro.
📚 Fonti e riferimenti
Rossi, E. (2002). The Psychobiology of Mind-Body Healing. Norton.
Watzlawick, P., Weakland, J.H., Fisch, R. (1974). Change: Principles of Problem Formation and Problem Resolution. Norton.
Nardone, G. (2000). Oltre i limiti della paura. Ponte alle Grazie.
Nardone, G., Balbi, E. (2008). Soluzioni apparenti. Ponte alle Grazie.
De Shazer, S. (1991). Putting Difference to Work. Norton.
Erickson, M.H., Rossi, E. (1979). Hypnotherapy. Irvington.

